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Morazzone

CHIESA DI SANT’AMBROGIO


Le prime informazioni sulla chiesa di Sant’Ambrogio si trovano nella relazione della visita pastorale di Padre Leonetto Clivone, compiuta nel 1566 dietro ordine del Cardinale Borromeo. Definita “antica”, la struttura era lunga 13 metri e larga 4, aveva un altare, il battistero e un campanile con solo due campane. Le murature erano in uno stato di progressivo deterioramento e difatti, nel 1570, il Borromeo ne ordinò la demolizione. Nel 1785 la chiesa fu giudicata inadatta a contenere tutta la popolazione e fu quindi ordinata una nuova ricostruzione. La struttura attuale risale quindi all’inizio dell’Ottocento. Successivamente rivisitato, l’edificio oggi si presenta con pianta a croce greca, aula unica e abside semicircolare orientata a sud est. Imponente la facciata a salienti, scandita da lesene e dall’alto cornicione. Al centro si innalza un grande arco, che ingloba il portale principale con frontone triangolare e la vetrata artistica superiore. Più semplici e con struttura ribassata gli ingressi laterali. Molto ricchi gli interni, con volte a botte e a crociera finemente affrescate con la glorificazione del Santissimo Sacramento, la gloria di Sant’Antonio e le figure degli Evangelisti. Nel catino abdicale sono rappresentante le allegorie di fede, speranza e carità. Nella zona alta del presbiterio si può notare un organo dipinto in trompe-l’oeil. La chiesa conserva uno strappo di affresco, forse cinquecentesco, della Madonna col Bambino e una tela ottocentesca con Sant’Ambrogio e San Carlo con la croce del santo Chiodo. Una costruzione architettonica sullo sfondo, dotata di diverse guglie, potrebbe rappresentare il Duomo di Milano.
  • Le epigrafi di Santa Maria Maddalena

Vi si trovano inoltre due lapidi funerarie del I secolo d.C., appartenute ai fratelli Lucio e Marco Sentii, soldati dell’esercito romano. Una terza epigrafe è dedicata a Donnia Pupa, moglie del liberto Marco Campilio Dafno. Le lapidi si trovavano nella chiesetta di santa Maria Maddalena, demolita negli anni Sessanta. Quella di Donnia Pupa, in particolare, era usata come pietra angolare nella struttura.
  • Il campanile

A nord, in posizione isolata, sorge la torre campanaria seicentesca, con una massiccia struttura in pietra a vista e un grande orologio. Il campanile domina la piazza, grazie alla notevole altezza di 30 metri. Secondo alcuni avrebbe origine da una torre di avvistamento romana/tardoantica ma non vi sono resti archeologici che possano dare credito a questa ipotesi. Le prime notizie storiche certe risalgono al 1582, anno in cui Bernardino Tarugi, inviato su ordine del Cardinal Borromeo, dispose la costruzione di un nuovo campanile. Nel 1606, durante una visita pastorale, il cardinale Federico Borromeo verificò l’effettivo rispetto delle prescrizioni annotando che “è stata edificata una torre campanaria vicino alla cappella maggiore [la parrocchiale] a pianta quadrata, abbastanza ampia e alta, con due porte: l’una dà sulla cappella, l’altra nel cimitero antistante la chiesa di Sant’Ambrogio”. A metà Settecento, durante un’altra visita pastorale, il cardinal Giuseppe Pozzobonelli fornì una descrizione che si avvicina alla conformazione odierna: ad occidente [della parrocchiale] si erge la torre campanaria a pianta quadrata sulla quale furono collocate quattro campane abbastanza sonore. Dista diversi cubiti dalla chiesa e in essa si apre una porta a nord. Attualmente, la porta accessibile è a sud, mentre sul lato nord è presente un secondo accesso a qualche metro da terra. Non è ancora del tutto chiara la sua funzione. Sopra il portale vi è una targa con il numero romano MDCXLVI (1646), la probabile data della fine dei lavori. Dalla cella campanaria si possono scorgere il seminario di Venegono Inferiore, il Sacro Monte di Varese e, nelle giornate estive molto luminose, persino lo skyline di Milano. Nel 1957 è stato tagliato il gelso ultracentenario che spuntava dal cornicione.

Contributo per i testi: Jacopo Bizzotto ©Foto: Codas - Opera propria, CC BY-SA 4.0 ©Riproduzione riservata