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UNESCO | XLV° sessione

26/09/2023
Si sono conclusi ieri, 25 settembre, i lavori della 45ma sessione allargata del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.  Dei 53 siti candidati, sono 42 quelli inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, di cui 33 di carattere culturale e 9 naturale.

Fra questi: i Tumuli Gaya nella Repubblica della Corea, il Patrimonio ebraico-medievale di Erfurt in Germania, la Città modernista di Kaunas in Lituania, la Città vecchia di Kuldīga in Lettonia, i siti preistorici della Minorca Talaiotica, il Parco Archeologico Nazionale Tak'alik Ab'aj in Guatemala, il paesaggio culturale delle antiche foreste di Té del monte Jingmai a Pu'er in Cina, il Sito archeologico cerimoniale di Hopewell negli USA, i Siti commemorativi del Genocidio della Ruanda, i Complessi sacri degli Hoysala in India, la Maison Carrée di Nîmes e le Fortezze ad anello dell'era vichinga in Danimarca.

L’Italia ha ottenuto l’inserimento del sito naturale “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale”, portando il paese a ben 59 riconoscimenti nella Lista Unesco.
Si tratta di un sito naturale seriale, costituito da sette grotte carsiche sparse fra le province di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Rimini. Cinque di queste racchiudono la “Vena del Gesso”, una rara cresta rettilinea di affioramenti evaporitici che affiora alle pendici settentrionali dell’Appennino. La deposizione di sali di gesso e salgemma è avvenuta durante la disgregazione del supercontinente Pangea (circa 200 milioni di anni fa) e la “Crisi di Salinità del Mediterraneo” (circa 6 milioni di anni fa), quando si chiuse lo stretto di Gibilterra e il Mediterraneo subì un fortissimo processo di evaporazione e disseccamento.

Quattro delle cavità del sito Unesco sono visitabili: la grotta della Spipola, la grotta della Tanaccia, la grotta del Re Tiberio e la grotta Onferno.


Lista dei Siti in pericolo del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO


Oltre alla valutazione di nuovi inserimenti, la sessione ha anche esaminato l’iscrizione di alcune testimonianze nella Lista dei Patrimoni dell'Umanità in pericolo. La nomina garantisce protezione, assistenza tecnica e finanziaria internazionale ai siti che, per varie ragioni, necessitano di interventi straordinari per la loro conservazione. L’inserimento, però, prevede provvedimenti concreti, che potrebbero limitare l’autonomia decisionale politica-amministrativa del paese.
Sono stati aggiunti, come previsto, i siti Unesco di Kiev e di Leopoli, ora maggiormente tutelati dagli enormi rischi bellici. La 18ma sessione straordinaria del Comitato, tenutasi ad inizio anno, aveva già inserito nella Lista il Centro Storico della Città Portuale di Odessa.

Passa il turno, invece, Venezia, le cui lagune sono da anni soggette ad una fortissima erosione, aggravata dal cambiamento climatico e dal turismo di massa. L’innalzamento del livello del mare e le più frequenti inondazioni sono un serio rischio all’esistenza della città ma, per la terza volta, Venezia è stata graziata.

Nel 2014, dopo le segnalazioni di alcune associazioni ambientaliste italiane, l’assemblea inviò esperti a Venezia per un esame approfondito. Nel 2021 fu il divieto di accesso al Lido alle navi di stazza superiore alle 25 mila tonnellate ad evitare la “danger list”. Quest’anno è stata l’introduzione di una tassa giornaliera per i turisti, di cui però non si conoscono ancora le possibili ricadute sul cambiamento climatico.
Seppur accolto con soddisfazione, si tratta di un risultato dolceamaro, con molte incognite future.


Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità


Presentate anche le candidature de La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale e dell’Arte Campanaria tradizionale alla Lista UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità quale simbolo identitario delle nostre comunità.

La partecipazione italiana è promossa, nell’ordine:
- dall’Accademia italiana della Cucina, dalla Fondazione Casa Artusi e da La Cucina Italiana, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora attiva.
- dalla Federazione Nazionale dei Suonatori di Campane e vede il sostegno delle tre fonderie storiche, ancora in attività, specializzate nella realizzazione di campane: la molisana Pontificia Fonderia Marinelli, l’emiliana Fonderia Capanni e la Fonderia Allanconi di Crema.

È stato avviato anche l'iter per la candidatura dell’Intarsio salentino, le cui origini si fanno risalire tra il XIV e il XV secolo, grazie all’opera dei monaci benedettini del monastero di Sant’Agrippino a Sorrento.

©Foto: Dadonene89 - Opera propria, CC BY-SA 4.0
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