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Erba

GROTTA BUCO DEL PIOMBO


Il Buco del Piombo è un’imponente grotta naturale che si trova ad un’altitudine di 695 m.s.l.m.. Si colloca vicino alla località Alpe del Viceré, all'interno della Riserva naturale Valle Bova. L’antro fa parte di un complesso carsico formatosi in età mesozoica. La grotta si apre su una parete bianca verticale e ha un’imboccatura di 45 m di altezza e 38 m di larghezza. La galleria visitabile è lunga 300 metri mentre il resto dell’antro, accessibile solo agli speleologi, è lungo qualche km. Il cunicolo è parte di un sistema carsico esteso per circa 6.500 metri e composto dalle grotte Buco del Piombo, Grotta Lino e Grotta Stretta. La denominazione dell’antro può essere ricondotta al fatto che la roccia, in origine bianca, è invece ricoperta da una patina di colore grigio plumbeo, dovuta all’alterazione del calcare. L’interno della grotta è un ambiente peculiare, poiché le acque di scolo sulle pareti e sulla volta contengono sali minerali calcarei che danno origine a stalattiti, stalagmiti e complicate concrezioni levigate. La grotta è colonizzata da una caratteristica micro fauna, tra cui si identificano piccoli crostacei, miriapodi, alcuni insetti e pipistrelli. La presenza umana è documentata sin dal Paleolitico medio grazie al ritrovamento di alcuni strumenti litici attribuibili all’uomo di Neanderthal. Probabilmente l’antro non era abitato in maniera continuativa, per via del freddo, dell'umidità e della presenza di orsi delle caverne in letargo. La grotta, nel corso del Pleistocene, era abitata dall’Ursus spelaeus, l’antico orso delle caverne che si estinto circa a 18.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale. La grotta ha restituito i resti di circa 80 esemplari, oggi esposti al Museo Civico di Erba. All’entrata del Buco del Piombo ci sono inoltre i resti di un’imponente fortificazione costruita in epoca tardo-antica e altomedievale. Era parte di un sistema fortificato di torri di segnalazione di cui facevano parte anche le fortificazioni del Monte Barro, del Baradello e di Castelseprio. Grazie alle analisi al radio-carbonio di alcuni frammenti lignei ritrovati, è possibile datare le strutture murarie a circa la metà del VI sec. d.C.. La tradizione popolare ricorda come nel 1160 gli erbesi vi si sarebbero ritirati dopo aver vinto la battaglia di Carcano contro il Barbarossa. Lo stesso avrebbe fatto il nobile cavaliere Guelfo Parravicini nel 1316 per stendere il suo testamento. La grotta fu poi meta di studiosi e visitatori fin dal XIX secolo, tra i quali vi è da annoverare quella della regina Margherita di Savoia.

Contributi: Museo Civico di Erba – Progetto PCTO ©Riproduzione riservata