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Gravedona ed Uniti

CHIESE MINORI DI GRAVEDONA


[vc_toggle title="Chiesa di Sant’Abbondio o Santa Maria del Ponte" style="arrow"]All’ingresso di Gravedona, presso il ponte sul fiume Liro, si incontra la chiesa di sant’Abbondio. Anche detto di Santa Maria del Ponte, l’oratorio fu probabilmente eretto nel Seicento. Il curioso aspetto attuale, però, risalirebbe al XVIII secolo. La chiesa presenta una pianta poligonale, con aula e vestibolo separati da un arcone. Sul versante est si collocano la sacrestia e uno stretto campanile a vela con due monofore. Ben distinta la facciata principale, unica superficie esterna intonacata. Forse sorto dopo un cambio di orientamento, il prospetto presenta un semplice portale in pietra e un frontone triangolare superiore. La navata ripropone l’andamento irregolare esterno. Focus della decorazione è il grande affresco in trompe-l’œil alle spalle dell’altare maggiore, che simula un ricco presbiterio barocco con colonne e cupola. Al centro si colloca l’affresco della Madonna col Bambino e i santi Vincenzo e Rocco mentre sui lati si trovano due statue lignee di santa Barbara e sant’Abbondio. Nella sacrestia si conserva anche una reliquia del santo, dono dei Curti Maghini, di cui l’oratorio era patronato.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa della Madonna della Soledad" style="arrow"]Affacciata su piazza Mazzini, a breve distanza da Villa Volta, si trova la chiesa della Madonna della Soledad. Già esistente nel 1699, la fabbrica fu voluta come oratorio privato dal dottor Giovanni Battista Giovannini, che istituì anche una cappellania perpetua a favore dei familiari ecclesiastici. L’oratorio, semi-addossato agli edifici circostanti, si compone di una piccola aula unica con tiburio ottagonale e campaniletto a quattro falde. Graziosa la facciata barocca, suddivisa in due ordini dal breve cornicione. Il portale è sormontato da un frontone semicircolare mentre la finestra superiore presenta una ricca decorazione con pinnacoli. In un’ancona lignea a forma di padiglione si conserva la statua della Beata Vergine Maria Addolorata, in passato oggetto di devozione popolare. Portata dalla Spagna, si tratta di una “Madonna da vestire”, un oggetto di culto spagnolo tipico dell’epoca barocca. La chiesa conserva anche un’effige del santo Cristo di Burgos e una tela della Beata Vergine. Di proprietà privata, l’oratorio viene aperto solo in rare occasioni.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa di Santa Maria Maddalena | Casanova o Molo Vecchio" style="arrow"]La relazione della visita pastorale del Vescovo Niguarda del 1593 attesta l’esistenza della chiesa e monastero di Santa Maria Maddalena nella contrada Casanova. Già nel 1611 però, il complesso risulta venduto a privati, poiché le monache avevano iniziato già la costruzione di un nuovo monastero in località Maglio. Soppresso il monastero del 1784, l’oratorio rimase chiuso per alcuni decenni. Dalla seconda metà dell’Ottocento sino agli anni Ottanta nel Novecento, invece, il complesso è stato collegio e istituto scolastico delle Madri Canossiane. Oggi la chiesa è parte della casa di riposo per anziani San Vincenzo. Il convento e l’annessa chiesa sono stati rimaneggiati più volte nel tempo. Dell’antica struttura si conserva la bella decorazione presbiteriale in marmo, con colonnine con capitelli corinzi ed elaborata trabeazione superiore. Al centro si colloca la pala d’altare, con la rappresentazione della Madonna con la Trinità in un tripudio angelico.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa di San Carlo | Dosi di San Carlo" style="arrow"]Nella frazione Dosi di San Carlo si colloca la chiesa di san Carlo, le cui origini risalgono ai primi decenni del XVII secolo. Nonostante alcune rivisitazioni, la fabbrica conserva la struttura seicentesca, con aula unica affiancata da due cappelle laterali e terminante con un presbiterio rettangolare rialzato. La chiesa, che gode di uno splendido affaccio sul lago, presenta diversi paramenti esterni, con superfici intonacate che si alternano a murature in pietra viva. Sobria la facciata a capanna, con portale con cornice modanata, breve protiro e timpano triangolare superiore. Dalla struttura del presbiterio si eleva il campanile, con bifore nella cella campanaria e concerto di tre campane. Belli gli interni, arricchiti con pregevoli stucchi plastici che incorniciano tele ed affreschi. Elaborato l’altare maggiore, ornato da colonne in marmo, statue di angeli ed un timpano spezzato con un alto rilievo del Padre Eterno benedicente. Al centro si colloca la pala di San Carlo in Gloria, attribuita a Giovanni Paolo Ghianda. Raffinate opere plastiche e ricercate cancellate in ferro battuto introducono le due cappelle laterali. Quella di sinistra, dedicata alla Madonna di Loreto, ospita la tela della Madonna lauretana tra i santi Lorenzo e Francesco e il sepolcro della famiglia Barutta. Sulla parete opposta la cappella di san Bartolomeo Apostolo, patronato della famiglia Albonico. L’edicola conserva la rappresentazione del Crocifisso tra i santi Bartolomeo e Rosalia, realizzato da Stefano Lambri nel 1640. La presenza di una pala dedicata alla santa patrona di Palermo sarebbe legata alla volontà di Bartolomeo Albonico, che nella città aveva fatto fortuna.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa di Santa Croce | Naro" style="arrow"]In posizione elevata, fuori dall’abitato della frazione di Naro, si incontra la chiesa di Santa Croce. La sua esistenza è attestata dalla visita pastorale Bonomi del 1578 ma, presumibilmente, la fabbrica esisteva già dal XIII-XIV secolo. L’abitato di Naro, già Comune del Duecento, non poteva infatti essere privo di chiesa. Il piccolo oratorio si conserva nella sua originalità, con pianta ad aula unica, una sola cappella laterale e un’abside semicircolare. Sul versante settentrionale si collocano la sacrestia e il breve campanile quadrangolare, con decorazione in cotto ad archetti pensili e cella campanaria intonacata. Modesta la facciata, con profilo a capanna ed un arioso porticato con una colonna centrale in sarizzo. Sul capitello di quest’ultima si legge la data 1568. Al centro del prospetto si apre un piccolo oculo. La chiesa conserva pregevoli affreschi cinquecenteschi realizzati da Andrea e Sigismondo de Magistris. Nella zona presbiteriale sono visibili un Padre Eterno con gli Evangelisti, gli Apostoli, Cristo in pietà, un Angelo annunciante, un’Annunciata, San Vincenzo con la macina e una figura identificata forse come Santa Rosalia. Negli anni Settanta sono emersi gli affreschi della parete sinistra: una Madonna in trono col Bambino, un lacerto con lo stesso soggetto e Sant'Antonio, San Sebastiano, San Rocco e Santa Lucia. Sul fronte opposto si trova una Madonna in trono col Bambino fra Santa Lucia, San Rocco, San Sebastiano Sant'Antonio e l'offerente. Nella cappella laterale, infine, si trova l’affresco di San Gottardo che intercede presso la Vergine, realizzato nel 1888. Da ricordare anche la pietra tombale del 1768 sul pavimento della navata e il pregevole Crocifisso ligneo sulla parete del presbiterio.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa dei Santissimi Nabore e Felice | Negrana" style="arrow"]All’ingresso di Negrana si incontra la chiesa dei Santissimi Nabore e Felice, tra le più antiche di Gravedona. L’intitolazione ai santi Nabore e Felice, infatti, attesta un’antica esistenza, ma la fabbrica è il risultato di più modifiche e rivisitazioni. Si presenta oggi con pianta rettangolare, navata unica, presbiterio quadrangolare e abside poligonale. Al centro della facciata si apre un bel portale con cornice mistilinea, nel cui medaglione vengono ricordati i santi patroni. Dal fianco settentrionale si innalza il campanile, con lanternino ottagonale sopra la cella campanaria. Anche gli interni hanno subito vari rifacimenti, con conseguente ridipintura. Nel catino absidale si riconoscono un’Incoronazione della Vergine e i Santi Nabore e Felice, attribuiti al pittore comasco Giambattista Rodriguez. Nel presbiterio si conserva una tela della Madonna del Rosario fra santi mentre l’altare maggiore settecentesco in marmi policromi è decorato con la rappresentazione della Corona con due rami di palma, simbolo del martirio dei santi patroni.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesetta di San Lorenzo | Segna" style="arrow"]Nel cuore della piccola frazione Segna si trova la chiesetta di san Lorenzo, probabilmente edificata nella prima metà del Cinquecento. Si compone di un’aula unica a pianta rettangolare, abside semicircolare e breve campanile sul lato est. Modesta la facciata, con andamento a capanna, portale ligneo e lacerti dell’antica decorazione di colore rosso. Benché deteriorati, gli interni conservano affreschi della prima metà del Cinquecento. Nel catino absidale si trova L’incoronazione della Vergine tra i santi Lorenzo, Antonio, Vincenzo e Nicola da Tolentino, che conferma l’antichità di tali culti nella zona. Sulle pareti sono invece visibili una Madonna con il Bambino tra san Rocco e san Sebastiano e una Madonna del Latte emersa da recenti restauri. Da ricordare, infine, la pala dell’altare maggiore, raffigurante San Lorenzo martire con la Trinità.[/vc_toggle][vc_toggle title="Chiesa di San Martino | Traversa" style="arrow"]Inerpicata sulla collina di Traversa si trova la chiesa di San Martino, ricostruzione della seconda metà del Seicento di un preesistente oratorio descritto negli atti della visita del vescovo Ninguarda del 1593. Edificata ed ultimata in più fasi, la chiesa si compone di un’aula unica, con profondo presbiterio rettangolare e quattro cappelle laterali. Sul versante nord-est si collocano la sagrestia e il campanile. Semplice e geometrica la facciata, con profilo a capanna, timpano superiore ed ordinata suddivisione in tre fasce verticali. Il portale principale è in pietra mentre sopra l’ingresso laterale è inciso l’anno 1682. Armoniosi gli interni, con ampie campiture di color giallo e decorazioni in finto marmo rosato lungo gli archi. Sopra l'altare marmoreo si conserva la statua lignea di San Martino benedicente, mentre le pareti del presbiterio sono arricchite da pitture. A sinistra si trova una tela della Madonna col Bambino tra San Luigi Gonzaga e Santa Rosalia, mentre sulla parete opposta San Carlo in preghiera. Si tratta di un’opera citata durante la visita pastorale del vescovo Carafino del 1627 e realizzata nel 1625 da Giovanni Battista Macolino di Gualdera. Forse ispirata dalla fine un’epidemia di peste, mostra San Carlo con corda da penitente al collo mentre mostra al Crocifisso un gruppo di imploranti. Da ricordare anche l’organo in controfacciata, realizzato nel 1782 da Giuseppe e Domenico Colombi di Gottro. La cassa è decorata con un fastigio con la colomba dello Spirito Santo.[/vc_toggle]

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