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Mostra | Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life

24/11/2022

Una mostra originale, allestita a Palazzo Altemps a Roma, dedicata a Virginia Woolf e Bloomsbury, concepita e curata, in collaborazione con Luca Scarlini, da Nadia Fusini, scrittrice, storica della letteratura inglese dell’epoca ed esperta di letteratura femminile. Decisiva per il materiale esposto è la collaborazione con la londinese National Portait Gallery. Il catalogo è curato da Electa.

   Il Bloomsbury Group


La storia dei circoli intellettuali, nata con i “salotti” degli illuministi e delle illuministe francesi, è lunga e varia. Il caso di Bloomsbury è inusuale e originale. Ebbe origine nel 1904, tre anni dopo la morte della regina Vittoria; ebbe il suo culmine al termine del primo conflitto mondiale e si estinse con lo scoppio del secondo. Si trattò di un circolo aperto, senza manifesti o programmi, tanto meno per specialisti che condividevano una professione o un movente con fini precisi e definiti. I suoi scopi erano le relazioni di per sé, fondate sull’amicalità, la familiarità, la stima reciproca e l’appartenenza alla medesima generazione. All’interno vigeva una parità di ruoli, e accoglieva soprattutto tre gruppi marginali durante l’età vittoriana e in quella edoardiana che la seguì, le donne, i bisessuali e gli omosessuali.

Con una vena elitaria, il circolo si proponeva di cambiare non già il mondo, ma i costumi, i comportamenti, gli stili di vita, le abitudini, i rapporti amorosi,  l’eros e la stessa vita privata dei membri, muovendo dall’alto, senza alcuna ostilità verso le classi subalterne ormai attive sul fronte dei diritti del lavoro e ad ambienti di vita decorosi e salubri. Ciò non significa che i membri non fossero interessati alla politica e ai temi sociali. Molti di loro, anzi, militavano in varie formazioni della sinistra.

Il circolo era pervaso dallo spirito liberal imperniato sull’eguaglianza/differenza tra i sessi sviluppato da John Stuart Mill e dalla sua compagna Henriette Taylor. Il loro pensiero sottraeva il “maschile” e il “femminile” ai ruoli cristallizzati e patriarcali a favore di una mescolanza, non tanto nelle attività produttive quanto nella sfera emotiva, nei sentimenti e nei modi di essere. Anche l’utopismo di William Morris, imperniato sul ruolo delle arti e dell’artigianato nella sfera quotidiana, fu una fonte di ispirazione. Il gruppo si interessava anche all’attività di due logici e filosofi della scienza inglesi accomunati dal razionalismo e dal ruolo critico attribuito al pensiero, Bertrand Russell (già noto per il suo ateismo e per l’impegno per i diritti umani) e Alfred North Whitehead.

   I membri del club


Il circolo riuniva persone emancipate, affermate e liberali nel senso forte del termine. Incarnavano e divulgavano con le loro molteplici attività un modello che guardava agli intellettuali e alla borghesia colta. Le riunioni, ruotavano nelle case dei membri del circolo, e ospitavano scrittori, artisti, designer, grandi galleristi, economisti e scienziati.

L’animatrice del gruppo, come noto, fu Virginia Woolf, scrittrice impegnata per l’emancipazione femminile. Nei suoi romanzi, partendo spesso da sé, indagò la femminilità, anche nelle sue ambivalenze. Portò con sé nel circolo il marito e soprattutto la sorella Vanessa Bell,  pittrice aperta a molte sperimentazioni. Accanto alle due sorelle vi erano personaggi di primo piano.  Edward Morgan Forster, omosessuale dichiarato, nel suo romanzo migliore, Passage to India, indagò i difficili rapporti tra i coloni inglesi e le élites indiane anglicizzate. John Maynard Keynes rivoluzionò il pensiero economico e pose le basi teoriche dello stato sociale. Lo storico Lytton Strachey reinventò il genere biografico. Ma la figura più interessante del gruppo, per intraprendenza  e proiezione verso l’esterno, fu il critico d’arte, gallerista e pittore Roger Fry.
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   La mostra | Dal 26 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023


La mostra è ospitata al primo piano di Palazzo Altemps: un luogo simbolico per i salotti culturali, aperti alle donne, che vi si tenevano tra Sette e Ottocento. Il percorso si svolge in cinque sale. Virginia Woolf è solo il principale dei focus. Anche gli altri protagonisti hanno spazio. Non si nascondono le tendenze sessuali di ciascuno e i loro intricati vincoli familiari e percorsi amorosi. Ma più che i protagonisti, la mostra documenta la vita interna del circolo, nei presupposti che già ho illustrato, e le sue principali attività pubbliche. È questa la maggiore attrattiva della mostra, perché illumina i versanti meno noti al pubblico della vicenda di Bloomsbury.

Le sale ospitano dipinti: per lo più ritratti dei protagonisti, della Bell e di Fry, foto d’epoca, libri, ricostruzioni di eventi pubblici, una rassegna dei romanzi e dei saggi editi da un’emanazione del gruppo, la Hogart Press, e una collezione di arredi e oggetti di design, spesso destinati all’uso quotidiano, realizzati dalla Omega Workshop, un laboratorio voluto da Fry in continuità con il modello creativo di Morris. La vera novità e il valore che il gruppo porta in Inghilterra si deve all mostra allestita nel 1910 da Roger Fry presso la prestigiosa Grafton Gallery, intitolata Manet e i postimpressionisti. Furono esposte opere di pittori francesi: Manet, Cezanne, Gauguin, Van Gogh, Seurat, Picasso, Matisse, Redon e Vallotton. Fry la allestì in pochi mesi appoggiandosi a galleristi e collezionisti a lui legati.. La mostra scosse l’assopita e manieristica pittura inglese, ancora fedele ai canoni accademici tradizionali. I critici conservatori accusarono Fry di essere un sovvertitore della morale dell’arte: è la prova lampante della dirompenza culturale di Bloomsbury.

In conclusione, il felice sottotitolo della mostra, Inventing Life, mette a fuoco la sperimentalità e la curiosità di un gruppo di esploratori della vita, Bloomsbury fu un percorso di individuazione che condusse ciascun membro, parafrasando la Woolf, in unità in intenti con gli altri e le altre, a possedere ciascuno “la propria anima”.





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Testi di Eva Pugina

In copertina: Lady Ottoline Morrell,  (Dora) Carrington, 1917, negativo su lastra di vetro a secco, 6,3 x 4 cm, National Portrait Gallery, Londra, acquistato  con l’aiuto dei Friends  of the National Libraries e di Helen Gardner Bequest, 2003

[vc_message message_box_color="sky" icon_fontawesome="far fa-hand-point-right"]Eva Pugina: formazione in storia dell'arte, con un master specialistico in progettazione culturale, si occupa di ideazione e gestione di eventi e spettacoli en plein air. Cura l'attività di ricerca storica, iconografica e scientifica, la redazione, la traduzione in francese e in inglese e l'impostazione grafica. Assistente di produzione per il settore audiovisivo-documentaristico.[/vc_message]