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Cappelle devozionali

16/06/2021
All’interno della città sono ancora oggi presenti cinque cappellette devozionali alle quali sono spesso legate storie tramandate oralmente, espressione di una religiosità semplice e popolare ancora oggi molto sentita.

Cappella dell’Immacolata


Nel 1848 il Comune decise di restaurare una cappella preesistente in via Roma e di intitolarla al Cristo Redentore per festeggiare la cacciata degli Austriaci. Purtroppo, a causa della sconfitta nella Seconda Guerra d’Indipendenza, i lavori ripresero solo nel 1850. La cappella è oggi dedicata all’Immacolata.
Nel 1915 la famiglia Pomini donò l’attuale immagine dell’Immacolata. L’edificio è a pianta quadrata con lesene in stile ionico secondo i canoni dell’arte classica.

Una leggenda popolare racconta che all’inizio del Novecento un toro pericoloso fuggì seminando il terrore in paese. Fu invocata la Madonna Immacolata e poco dopo l’animale venne ritrovato accosciato e mansueto davanti alla cappella.

 

Cappella del Crocefisso


Sita in via Cantoni, la Cappella risulta già citata nel Catasto Teresiano del 1722 come dedicata a San Teodoro. Non è però certo se si trattasse di san Teodoro di Sicea o di san Teodoro Martire. Secondo le fonti, fu edificata ad opera dei conti Arese Lucini di Castellanza. Alla fine del XIX secolo la dedica cambiò in Cappella del Crocefisso.

In seguito a un progetto di sistemazione viaria, a inizio Novecento l’edicola cambiò collocazione. Il terreno su cui si trovava in origine fu infatti acquisito da Costanzo Cantoni per la costruzione della Filatura Cantoni. La cappella fu rimossa e collocata in un prato di proprietà degli eredi Cantoni, a ridosso di un muro di recinzione.
Vi fu eretto un semplice altare e posto un dipinto raffigurante il Cristo Crocefisso con la Madonna e l’apostolo Giovanni. L’opera, di autore ignoto, è ben conservata.

Con l’ampliamento della recinzione la cappella restò inserita nel parco, mantenendo l’accesso su via Eugenio Cantoni, mentre una finestrella aperta sulla parete interna permetteva ai proprietari di pregare dall’interno del giardino.

 

Cappella di Santa Liberata


Posta in via Santa Liberata, l’omonima cappella risale verosimilmente alla seconda metà del Settecento, come testimoniano i dati catastali e lo stile architettonico.
Gli affreschi che la decoravano raffiguravano la santa insieme ad altri santi tra i quali Sant’Agata, protettrice delle mamme in allattamento, mentre sopra tutti i santi stava la Madonna del Latte. La devozione a quest’ultima era particolarmente diffusa nel mondo contadino come aiuto contro la mancanza di latte materno. E questo soggetto era spesso presente in concomitanza a raffigurazioni di Santa Liberata, protettrice delle puerpere, delle nutrici e degli infanti.
I dipinti, purtroppo gravemente ammalorati, vennero sostituiti negli anni Cinquanta con l’attuale mosaico.

 

Cappella dell’Addolorata o della Madonnina


La Cappella dell’Addolorata risale alla seconda metà dell’Ottocento. Secondo la tradizione la figlia del barone Cantoni, mentre passava a cavallo in quella zona, cadde in malo modo ma non si fece alcun male. Poiché aveva invocato la Madonna, ritenne di aver ricevuto una grazia, fece quindi appendere su un albero un quadro con una Madonna Addolorata.
Col tempo, per la grande devozione popolare alla Madonnina si decise di costruire in loco una cappellina e il quadro originale fu collocato sopra un piccolo altare.

 

Cappella della Vergine di Caravaggio o dei Santi Gervaso e Protaso


La l'edicola sorge nei pressi del Cimitero, al confine con Olgiate Olona. Ha origine probabilmente nel XIII secolo con dedica a San Protaso. Dopo la visita di San Carlo Borromeo, nel 1582, fu accostato anche il nome di san Gervaso.
Per molto tempo venne dimenticata, forse perché edificata in un’area di confine tra i due comuni. All’inizio dell’Ottocento fu stabilita l’appartenenza a Castellanza e si procedette al suo restauro.
Oggi è nota anche come Cappella della Vergine di Caravaggio per il bel dipinto presente sopra l’altare.

©Foto: Comune di Castellanza
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